sábado, 2 de marzo de 2019

lo spietato cuore dello stato


...ardente, come se | il mistero contadino, quieto…| e sordo nell’estate del quarantatre,| tra il borgo, le viti e il greto | del Tagliamento, fosse al centro | della terra e del cielo; | e lì, gola, cuore e ventre | squarciati sul lontano sentiero | delle Fonde, consumavo le ore | del più bel tempo umano, l’intero | mio giorno di gioventù, in amori | la cui dolcezza ancora mi fa piangere... (PPP)
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(..) Scriverà in una sua poesia David Maria Turoldo della donna “Donna, forma estrema del sogno, anima del mondo, tu sei il grido della creazione”. Pasolini scriverà “ il mio amore è per la donna infante e madre”. Un frate e un omosessuale esprimeranno in questi versi il più alto concetto che si possa avere per la figura umana femminile. Papa Luciani: Dio è più madre che padre.
Pasolini “scritti corsari” sono contro l’aborto definendolo un omicidio legalizzato che avvilisce solo la donna. E interrompe quel ciclo umano che si era rinnovato dalla nascita dell’uomo, fino al mondo consumistico che favoriva il coito, non più come atto della creazione, ma solo come mercificazione per avvallare il consumo delle merci, rendendo merce l’atto sessuale. E non più amore fra due individui di sesso diverso che procreano per il piacere della creazione. E sentire un Papa che perdona la donna per che abortisce il figlio. “Mi chiedo se sua madre avrebbe abortito lui, che penserebbe della madre?”
Pasolini “la chiesa è lo spietato cuore dello stato”.
(Mario Pozzi, Pasolini e la chiesa cattolica, 2019)




martes, 26 de febrero de 2019

Una Roma lontana e assassina


Quando due poliziotti in borghese le annunciano, al mercato, che Ettore è morto, Mamma Roma, con una corsa che ricorda una celebre sequenza di Roma Città aperta, corre verso casa e cerca di suicidarsi lanciandosi dalla finestra. Viene salvata dagli altri "mercatari", e lasciata alla sua terrena disperazione, con lo sguardo perso in una Roma lontana e assassina che le fa da controcampo.
(Angela Molteni, 1997)



domingo, 24 de febrero de 2019

Siamo fatti della stessa materia che sono fatti i sogni

Al di là dei sogni c’è la vita e in questa società dove non ci sono più sogni ma incubi dove andiamo? Scriveva Shakespeare siamo fatti della stessa materia che sono fatti i sogni. Nell’opera Pasoliniana ispirata a Calderon della barca “la vita è sogno”. Calderòn opera teatrale di Pier Paolo Pasolini divisa in tre temi due dei quali il sogno era ancora possibile nell’ultima fase, nel mondo omologato dove i sogni del tempo della storia non ci possono essere più. Ma solo una desertificazione interiore condizionata dal potere omologante che stabilisce cosa devi sognare.
Ero giovane, zingaro errante con le pezze al culo ma ero pieni di sogni – ero veramente un ragazzo dell’Europa avendola girata quasi tutta e in particolare l’Europa oltre la cortina di ferro, l’Europa Comunista. L’ho descritta nel mio romanzo “viaggio d’un poeta attraverso la terra dipinta in quella desolata – Mario Pozzi”.
La libertà è un’esigenza interiore – primordiale, atavica nasce dell’esigenza primaria dell’uomo quella naturale dettata dalla Divina natura e dal suo essere nomade (Lucy e il nomadismo Africano.) Poi si sono fabbricati i muri, le gabbie, i recenti e l’uomo è divenuto schiavo delle stesse regole che si è inventato.
Le istituzioni per loro natura sono sempre commoventi ed essendo commoventi la loro espressione si riduce a pura inutilità e in questa inutilità si è concentrato il potere. Pasolini “Finché l’uomo sfrutterà l’uomo, finché l’umanità sarà divisa padroni e servi non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male nel nostro tempo è tutto qui. 

(Mario Pozzi, Pasolini e il teatro Grecohttps://videotecapasolini.blogspot.com, giovedì 21 febbraio 2019)


jueves, 14 de febrero de 2019

Siamo tutti in pericolo


Ho nostalgia della gente povera e vera che si batteva per abbattere quel padrone senza diventare quel padrone

#PierPaoloPasolini





martes, 12 de febrero de 2019

Ma a che serve la luce?


Lo scandalo del contraddirmi, dell’essere / con te e contro di te; con te nel cuore, / in luce, contro di te nelle buie viscere; (..) / Ma nella desolante /  mia condizione di diseredato, /  io possiedo: ed è il più esaltante / dei possessi borghesi, lo stato / più assoluto. Ma come io possiedo la storia, / essa mi possiede; ne sono illuminato: / ma a che serve la luce? (..) / Solo l'amare, solo il conoscere /  conta, non l'aver amato, /  non l'aver conosciuto. Dà angoscia / il vivere di un consumato /  amore. L'anima non cresce più.  (..) / Mi chiederai tu, morto disadorno, / d'abbandonare questa disperata / passione di essere nel mondo?
(Pier Paolo Pasolini, Le ceneri di Gramsci, Garzanti, Milano 1957)


lunes, 11 de febrero de 2019

Non c’è acqua più fresca che al mio paese.


E scrissi subito dei versi, in quella parlata friulana della destra del Tagliamento
Fontana di aga dal me paìs.
A no è aga pì fres-cia che tal me paìs.
Fontana di rustic amòur.
Risuonò la parola ROSADA. Era Livio, un ragazzo dei vicini oltre la strada, i Socolari, a parlare. Un ragazzo alto e d’ossa grosse… Proprio un contadino di quelle parti… Ma gentile e timido come lo sono certi figli di famiglie ricche, pieno di delicatezza, poiché i contadini, si sa, lo dice Lenin, sono dei piccolo-borghesi. Tuttavia Livio parlava certo di cose semplici ed innocenti. La parola “rosada” pronunciata in quella mattinata di sole, non era che una punta espressiva della sua vivacità orale. Certamente quella parola in tutti i secoli del suo uso nel Friuli che si stende di qua del Tagliamento, non era mai stata scritta. Era stata sempre e solamente un suono. Qualunque cosa quella mattina io stessi facendo, dipingendo o scrivendo, certo m’interruppi subito […] E scrissi subito dei versi, in quella parlata friulana della destra del Tagliamento, che fino a quel momento era stata solo un insieme di suoni: cominciai per prima cosa col rendere grafica la parola ROSADA.
(P.P. Pasolini, Empirismo eretico, Garzanti, Milano, 1972, p. 62)
Pasolini fissa così, in quella mattina dell’estate del 1941, quando viene pronunciata la parola rosada, l’atto di nascita della prima nuova poesia. La raccolta si apre con un breve componimento ispirato alle rogge che scorrono nel territorio casarsese, e canta la freschezza e la purezza di un mondo da scoprire. (www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it)

Fontana di acqua del mio paese.

Non c’è acqua più fresca che al mio paese.
Fontana di rustico amore.
(Riedizione di Poesie a Casarsa, Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa e Ronzani Editore, Milano 2019)


Fluir de agua renovada, saltos de luz sagrada, olor a verde húmedo, húmeda tierra, húmedos troncos. Bellamente ordenados. Alpendre de mis sueños, fuego de juventud. Fuente de mi rústico amor. Canto frío de besos. Agua fresca que diseñan manos, rocas-mano. En lechos domésticos de sueños fluviales. Hojas que gotean inocencia. Ella trae el rocío, ternura de mi color. Al alba de los rayos del poeta, que vuelve. Filtra sonidos en mi cuerpo, ojos de humedad eterna. Rocío, rosada, rugiada. Salvaje luz de agua sagrada, fresca tierra de leña virgen, juego de hermosura, alba húmeda de nuestra juventud salvaje. (© Román Reyes, 2019)